Perchè Pitagora non mangia le fave?
Oggi ci caliamo con leggerezza e umiltà nel mondo straordinario della filosofia antica. Ultimamente sto leggendo molto sull'argomento e mi sono imbattuto in questo fatto: il celebre matematico greco Pitagora è un vegetariano che non mangia le fave.
«Astenetevi o mortali, dal contaminarvi il corpo! Ci sono i cereali, ci sono grappoli d'uva turgidi sulle viti, ci sono verdure deliziose. E nessuno vi proibisce il latte e il miele che profuma di timo. Ma astenetevi dalle fave non meno che dalla carne umana!»
Un po' esagerato, no?
Ma non è tutto, andando avanti con la lettura scopro che egli sostiene anche la dottrina della metempsicosi, secondo la quale l'anima (dopo la morte) è sottoposta a una serie di reincarnazioni e passa attraverso diverse forme. Si racconta infatti che un giorno Pitagora abbia riconosciuto un suo amico defunto in un cane incontrato per strada e abbia deciso di non cibarsi più di alcun animale.
Quindi alimentazione solo vegetale. Comprensibilissimo. Ma, dico io, perché niente fave??
"Non mangiare le fave!" è persino la 37° delle trentanove "regole" pitagoriche.
Alcuni studiosi dicono fosse una precauzione contro il favismo (grave forma di anemia causata dall'ingestione di fave), altri sostengono che questo legume fosse considerato un simbolo impuro.
Io che sono uno spiritualista convinto propendo per una teoria alternativa.
Pitagora odia le fave perché sono da sempre un simbolo dei morti. Il loro stelo privo di nodi le mette in contatto con il mondo sotterraneo dell'Ade: tramite il gambo liscio, le anime risalgono sulla Terra dall'aldilà proprio attraverso la fioritura, per poi manifestarsi nei corpi dei vivi sotto-forma di flatulenza.
… eh però Pitagora quante storie… qui nella Tuscia si dice: "Le fave com'e e fai e fai… sò sempre boone!"
Io però oggi vi lascio la ricetta del MACCO DI FAVE dei miei amici trapanesi:
Ingredienti:
500 g di fave secche
1 cipolla
2 spicchi aglio
Aneto
Semi di finocchio
Sale e pepe
Olio evo q.b.
Procedimento:
Fate ammorbidire le fave per 24 ore in acqua fredda. Una volta morbide, cuocetele in acqua e sale e infine sbucciatele. In una casseruola fate soffriggere la cipolla, l'aglio e poco olio. Unite i semi di finocchio e l'aneto tritato, infine le fave. Ricoprite a filo con acqua e fate cuocere dolcemente per circa un'ora. Frullate tutto, regolate di sale e pepe e servite con pane abbrustolito.